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“Un’informazione inclusiva e critica”: la Verità appassiona

Oltre 400 i contatti per l’incontro di presentazione del volume “La passione per la verità. Come contrastare fake news e manipolazioni e costruire un sapere inclusivo”, trasmesso on line su Zoom e Facebook martedì 10 novembre. Al dibattito hanno partecipato la curatrice Laura Nota, prorettrice dell’Università patavina, e i giornalisti, fra i coautori del libro, Enrico Ferri in veste di moderatore, Roberto Reale e Paolo Pagliaro.

Pubblicato grazie al Sindacato giornalisti Veneto, “La passione per la verità”  raccoglie i lavori esposti nel seminario formativo che di fatto ha sancito l’avvio della collaborazione fra l’ateneo e il Sindacato dei giornalisti, portando alla sigla del protocollo condiviso, primo in Italia, per il varo di un laboratorio contro le “bufale”, il quale a breve troverà realizzazione in un corso di alta formazione.

Inclusione e pensiero critico

Dopo l’introduzione di Ferri, che ha sottolineato l’importanza de temi trattati nel volume fra cui l’infodemia, ha preso la parola la professoressa Nota: «La pandemia e il conseguente lockdown non hanno fatto che aggravare le condizioni dei più deboli, fisicamente, economicamente e socialmente. Non solo. E’ stato abbandonato quel percorso educativo di inclusione intrapreso negli ultimi anni». Secondo la docente i media non sono incolpevoli poiché continuano a trasmettere un immagine “esclusiva” della società, «con gli intellettuali nei talk show politici e la working class nei reality», come rilevato da uno studio inglese. «Le fake news – ha proseguito Nota – spostano l’attenzione dalla responsabilità individuale al marasma collettivo. E’ necessaria la creazione di contesti inclusivi, multidisciplinari, alimentati dal pensiero critico e su di esso creare forme di educazione e di formazione».

La “lezione americana”

«Il libro è uscito alla vigilia del lockdown, poi le questioni si sono enormemente dilatate ma molti dei contenuti di questo libro rimangono pienamente attuali – ha spiegato Reale – L’infodemia era presente prima del Covid, ora è in forma enorme e nuova. Questo libro è un progetto interdisciplinare, che coinvolge tutti, dai politici, agli editori, ai giornalisti fino ai lettori. Bisogna lavorare con accuratezza nel dare le notizie e con meno attenzione al marketing, i cui obiettivi sono rovinosi per l’informazione». «Dobbiamo prendere esempio dalla “lezione americana”, dove c’è stata una informazione indipendente, che ha incluso diverse fasce sociali, anche le meno coinvolte – ha proseguito Reale – Non dobbiamo fare ragionamenti da élite ma promuovere concretamente una nuova educazione, costruire una cultura dell’attenzione che in Italia non c’è». Di qui lo sforzo e l’impegno «per realizzare un corso di alta formazione non solo per addetti ai lavori ma per chiunque ne voglia sapere di più per uscire dall’indistinto. Perché di comunicazione tutti parlano ma in realtà tutti nessuno sanno poco se non nulla».

Cercare parole nuove

Pagliaro ha ribadito che «la responsabilità del dilagare delle fake news tocca molti attori, incluse le industrie tecnologiche». «La scelta dei grandi quotidiani di essere a pagamento anche on line è tutt’ora un piccolo shock per i lettori – spiega – E’ rimasta l’ansia e poco più ma la sfida resta la stessa: rendere il prodotto-informazione di qualità e tracciabile. La nostra deontologia non basta più, ci vuole l’impegno degli editori, soprattutto nella comunicazione politica senza contraddittorio: va confinata in piccoli spazi. Concordare è diffuso quanto peccaminoso». Editori, quindi, ma non solo, «un ruolo fondamentale è quello dei gestori delle reti, perché possiedono i nostri dati» ha aggiunto Pagliaro, ricordando che «di queste preziose informazioni individuali, in un periodo di emergenza come questo, i governi, magari non tutti, potrebbero farne buon uso. E invece tali dati vengono utilizzati per le pubblicità mirate, che incidono fortemente sul calo di raccolta pubblicitaria dei giornali e che, a causa degli algoritmi, favoriscono i titoli sensazionalistici». In conclusione, «dobbiamo essere i primi a rifondare il nostro vocabolario. Abbiamo bisogno di parole nuove, che ci facciano pensare alle nuove emergenze, e di liberarci delle parole stupide, della retorica dell’antipolitica e del fascismo».

Etica e inclusione

“La passione per la verità” e il percorso che propone hanno tenuto incollati al monitor una media di circa 35 utenti per due ore, con picchi su Facebook di oltre 400 visualizzazioni, suscitando gli interventi, tra gli altri, del filosofo Umberto Curi e della presidentessa dell’Anpi di Padova Floriana Rizzetto. A dimostrazione, se ce ne fosse stato bisogno, del diffuso bisogno di informazione corretta ma soprattutto etica e inclusiva e di contesti in cui coltivarla e diffonderla.

L’iniziativa è stata organizzata  dalla Sede Pensante di Coalizione Civica di Padova che ringraziamo

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